Roberto Semprini intervista Michele Clementi
-
Quale dei due prodotti preferisci tra un fondo e un etf?
Sono due prodotti sostanzialmente simili perché entrambi hanno come prerogativa quella della diversificazione quindi un rischio specifico per ogni singolo titolo molto basso, ma in definitiva sono molto diversi anche per l’utilizzo che ne puoi fare.
Nel senso che se vuoi fare una entrata veloce nel mercato in cui vuoi investire è sicuramente meglio l’etf perché lo puoi comprare o vendere in qualsiasi momento come una azione, molto velocemente, mentre il fondo è più lento, perché devi aspettare dei giorni sia per l’acquisto che per la vendita.
Se ne fai questo utilizzo non sono neanche da paragonare, lo strumento più adatto è l’etf, il fondo non ha questa prerogativa, è sicuramente uno strumento adatto per investimenti di lungo periodo.
-
Quindi per il lungo periodo preferisci un fondo comune di investimento?
Non volevo dire questo, piuttosto l’etf è più adatto nel breve periodo anche se poi in genere comprare e vendere spesso sul mercato non sempre è premiante come operatività, ma se è questo che vuoi fare, l’etf è più efficiente del fondo comune di investimento.
-
Perché pensi che non sia premiante operare spesso sul mercato entrando ed uscendo?
È molto difficile, perché ci sono molte considerazioni da fare, in particolare sulla nostra capacità di fare meglio del mercato, piuttosto che comprare e stare fermi, ma anche ammesso che tu sia bravissimo, bisogna considerare che è una operatività costosa, perché ogni volta che compri e vendi devi pagare sia l’intermediario (la banca) sia la Borsa Italiana che è remunerata sulla differenza del prezzo in acquisto e in vendita e viceversa, in vendita e acquisto, perché la Borsa Italiana è una Spa quotata in borsa a Londra e non un ente no profit, il suo guadagno è la differenza tra i due prezzi chiamato spread.
-
Quindi secondo te gestire attivamente i propri risparmi è più pericoloso di essere cassettista, ossia comprare e mettere nel cassetto senza più muoverli?
Certamente è più costosa, quindi bisogna essere molto bravi, perché non devi solo fare meglio, ma devi anche pagare i costi e quindi devi fare molto meglio. Provo a spiegarmi: se hai dieci mila euro e paghi ogni volta una commissione dello 0,5% per comprare e altrettanto per vendere, ogni operazione ti costa l’1%, se a fine anno hai fatto dieci operazioni, meno di una al mese, avrai speso solo per questo il 10%, mille euro, poi ci sono i costi dello spread, che potrebbero essere di uno 0,1% ad operazione, ma anche di più in momenti particolari del mercato, tanto che per regolamento interno della borsa, lo spread non può essere superiore al 4%. Quindi, se sei bravo, devi essere bravissimo perché se non guadagni almeno il 10/12% non fai neanche la patta con i costi.
-
Quindi mi sembra di capire che secondo te la gestione attiva è un rischio rispetto a quella passiva, compra e stai fermo?
Sicuramente se la gestione è fatta da noi è più rischiosa, diverso se fatta da un team di professionisti che fa questo di mestiere, e nonostante questo è difficile anche per loro, pensa quanto lo può essere per un investitore che può dedicare solo parte del suo tempo durante la giornata e soprattutto, per lavorare nei mercati finanziari bisogna essere molto informati e sapere gestire in maniera corretta le informazioni, non basta seguire i siti e giornali specializzati, bisogna avere tanto altro che ha costi elevatissimi per un investitore privato.
-
Pensi che sia impossibile fare meglio del mercato?
Sicuramente c’è chi riesce, come c’è chi corre i 100 metri in meno di 10 secondi o in meno di 50 secondi nuotando a stile libero, ma questo non significa che tutti riescono a farlo.
Penso che la nostra intelligenza la possiamo misurare capendo i nostri limiti.
Ovviamente, se la domanda fa riferimento alla differenza di stile tra un fondo comune di investimento a gestione attiva e un etf a gestione passiva che replica fedelmente un indice, allora si apre una nuova discussione che è meno certa di quanto abbiamo detto fino ad ora, e cioè che il mercato non si può battere da investitore privato.
-
Quindi, per un investitore privato è molto difficile battere il mercato, mentre per un team di professionisti è più facile?
Se il confronto è tra l’investitore privato e un team di professionisti che gestiscono un fondo comune di investimento, direi di si senza dubbi.
Se invece il confronto è tra un fondo comune di investimento che ha come obiettivo quello di offrire un valore aggiunto alla gestione facendo meglio del mercato ed un etf che invece replica fedelmente l’indice allora possiamo aprire un dibattito che probabilmente non avrà mai fine, perché in certi momenti il mercato è più facile da battere ed in altri momenti è più difficile quindi per cercare di fare meglio bisogna prendere dei rischi.
Hai presente quando sei in fila in autostrada? C’è chi rimane sempre nella propria corsia e quelli che invece vanno a destra e sinistra. A volte gli va bene e ti superano, ma prendendo un rischio ogni volta che cambiano corsia, altre volte quei rischi non pagano e sono sempre dietro al camion.
-
Mi sembra di capire che tu sei per la gestione passiva e non per quella attiva?
Dipende dal mercato. Se compri un etf compri la totalità del mercato e lo strumento è sempre investito al 100% perché deve replicare l’indice in cui hai investito. Se tutto sale, è difficile prendere delle decisioni premianti per fare meglio.
Quando invece siamo in particolari fasi del mercato, come nel caso di un mercato ribassista, il fondo comune ha più probabilità di fare meglio perché dovendo fare fronte ai riscatti dei partecipanti al fondo, in genere non è investito al 100% e questo fa si che perda di meno. Inoltre, se ci sono alcuni settori che in un momento specifico fanno meglio di altri, il gestore può sovrappesare quei titoli, mentre l’etf non ha questa prerogativa.
i dati dimostrano che non c’è nel lungo termine un vincitore assoluto se confrontiamo i fondi comuni di investimento con gli etf, anche se bisogna dire che la media dei fondi comuni di investimento in genere fanno peggio degli etf.
-
Quindi, in media sono meglio gli etf?
Si, mediamente sono meglio gli etf e bisogna essere molto bravi a selezionare i fondi che di volta in volta fanno meglio del mercato perché non sempre il migliore fondo di oggi lo sarà anche domani, in genere perché quando un fondo va bene, i risparmiatori lo comprano in massa ed il gestore si trova tanta liquidità da dover investire e di conseguenza se fino a quel momento è stato bravo a selezionare i migliori titoli, poi deve continuare ad esserlo e non sempre è facile perché non sempre si riesce a trovare delle opportunità nei mercati finanziari che offrono del valore aggiunto alla gestione.
-
Mi sembra di capire che per investire in fondi comuni di investimento bisogna essere anche dei bravi conoscitori dei vari gestori delle tante società di gestione?
Ovviamente si, bisogna conoscere le società di gestione, e in questo i consulenti offrono un valore aggiunto essendo il loro mestiere, ma non bisogna necessariamente cambiare continuamente il fondo, se una società di gestione ha una storia di successo, questo ha un valore nel tempo, anche in termini di sicurezza e capacità gestionale, poi il futuro non lo conosce nessuno, ma non bisogna rincorrere le mode, questo è un aspetto molto pericoloso.
-
Cosa significa non bisogna rincorrere le mode?
Bisogna ammettere che i fondi comuni di investimento non sono molto trasparenti, nel senso che non sappiamo veramente cosa e come il gestore sta comprando. Spesso ci sono fondi che hanno rendimenti stratosferici rispetto alla media, ma non si capisce bene come fanno, ovviamente stanno prendendo dei rischi nella maggior parte dei casi, specie se sono fondi di piccole realtà o realtà che sono cresciute molto in fretta proprio perché offrono rendimenti sopra la media della categoria e tutti lo comprano.
Non voglio fare di tutta un’erba un fascio, ma preferisco i fondi tradizionali che investono secondo delle logiche che capisco, in mercati che conosco, e non strategie complesse che sono molto commerciali, ma poco chiare. In particolare, diffido dai fondi che vanno troppo bene, senza una storia decennale.
in tutto questo gli etf sono più trasparenti perché comprano un indice di cui sappiamo esattamente la composizione.
-
Ora ti faccio una domanda d’obbligo: quale incidenza hanno i costi nel lungo periodo?
L’aspettavo. È ovvio che nei mercati finanziari l’unica cosa certa sono i costi e questi non devono essere sottovalutati.
Un etf costa meno di un fondo comune di investimento, in termini di commissioni di gestione annue e non di poco, ma poi bisogna mettere i costi di compravendita e quelli dello spread. Se consideriamo tutti i costi, allora la differenza si assottiglia, ma spesso i fondi comuni di investimento hanno anche le commissioni di performances e queste possono essere calcolate in maniera garibaldina, anche se poi la gestione non offre del vero valore aggiunto.
Se il fondo fa meglio dell’indice di riferimento è giusto riconoscere un premio come commissione di performances, ma non sempre è così, e si deve lasciare pegno anche se non ci sono stati dei vantaggi in termini di rendimento.
Quindi per valutare attentamente un fondo comune di investimento bisogna vedere il costo totale annuo che per regolamento ci deve essere comunicato sia per quanto riguardo i costi passati al momento della sottoscrizione, ma anche annualmente per quelli che abbiamo sostenuto durante l’investimento, poi ognuno valuterà se è valsa la pena essere investiti in quel prodotto o è meglio un etf.
-
Ultima domanda: tu cosa preferisci?
A me piacciono entrambi e sono contento di avere questa doppia possibilità, e proprio per le loro caratteristiche per alcuni bisogni preferisco gli etf e per altri i fondi comuni di investimento, non mi limito ai costi. In definitiva mi dico sempre: caro rispetto a cosa.
Ti faccio un esempio. In passato ho aperto un piano di accumulo per mio figlio in un etf, proprio perché costava meno e nel lungo periodo è più efficiente, ma poi ogni mese quando era il momento di comprare, mi inceppavo, perché ritenevo il mercato caro, poi saliva ancora e rimandavo alla settimana dopo per un motivo o un altro. Poi ho aperto un piano di accumulo su di un fondo e nella mia testa non compravo, ma versavo e tutto è diventato più facile con un rid.
Allo stesso tempo ho avuto un etf come investimento di lungo periodo ed ogni volta che aprivo l’home banking mi veniva voglia di metterci mano, vendendo, per poi ricomprarlo, ecc. ecc.
Ammetto di non essere molto disciplinato, un etf per me non va bene, perché sono uno smanettone, con i fondi ho un comportamento più efficiente e ovviamente questo per me ha un costo, ma se questo costo mi fa avere un comportamento migliore, nel lungo periodo me lo ripago.
In definitiva gli strumenti finanziari non sono mai cattivi, ma è sbagliato l’uso che ne facciamo. Io personalmente faccio dell’etf un uso sbagliato e quindi mi trovo più a mio agio con i fondi, forse avrei bisogno di un bravo consulente che come la maestra mi sgridasse per avere un comportamento migliore, ma poi dovrei pagarlo e nel fondo la consulenza è compresa, mentre con l’etf la devo pagare, essendo tirchio preferisco il tutto compreso.
Non sono deficiente, ma neanche efficiente. Il rendimento dei nostri investimenti è dato principalmente dal nostro comportamento e non dallo strumento. Prima penso sia necessaria una attenta analisi di noi stessi per capire quale è lo strumento migliore per noi, i costi sono importanti, ma quale costo può avere non fare un investimento perché lo riteniamo caro rinunciando a raggiungere un nostro bisogno di vita?