Gli attori del mercato sono sostanzialmente quattro. Gli ottimisti, i pessimisti, i piccoli traders ed i governi, ma se il grande burattinaio fosse Joseph Shumpeter?
Gli ottimisti hanno una prerogativa: il pessimismo non giova a nessuno. Come dargli torto. Inoltre, i mercati finanziari sono dalla loro parte, con il Nasdaq oltre i 10 mila punti, e pensare che dopo la bolla del marzo 2000, quando salì sopra i 4 mila punti, era poi sceso fino agli 800 punti di ottobre 2002. Quanta strada nei suoi sandali, mio figlio è nato il 10 ottobre del 2002, il giorno dei minimi, potevo chiamarlo Nasdaq, invece ha scelto mia moglie, l’unica libertà che mi sono preso al momento della registrazione è stato Iacopo con la I di inter. Chi lavora nei mercati finanziari ha una predilezione per la sofferenza.
I p/e sono cari a 25? Nessun problema, con la ripresa a V il prossimo anno ci saranno utili in prospettiva e se salgono gli utili poi il rapporto scende, sempre che il prezzo non salga troppo dicono i pessimisti, sempre che ci sia una ripresa a V, rincarano chi lavora in settori al palo e sono tanti.
Nel 2000 i p/e salirono a 40, quindi c’è spazio per una bolla, perche non cavalcarla?
Ieri si è quotata GVS, società attiva nella fornitura di soluzioni filtranti per applicazioni nei settori Healthcare & Life Sciences, Energy & Mobility e Health & Safety, quando ho letto la descrizione sembrava un hastag per il Seo di Google. Comunque un successo, la domanda ha superato 6 volte l’offerta e di questi tempi non è poco, in genere il prezzo è consigliato in prima quotazione tra 4 e 5 euro, loro si sono permessi 8,15 euro. Da comprare.
Ricordate Seat Pagine Gialle, Olivetti, Stm, Tiscali, e.Biscom, Bipop, nel 2000? Se non comprate sui massimi hanno fatto fare tanti soldi, anche se poi di tecnologico non avevano praticamente nulla, ma in Italia in questi settori cosa possiamo comprare? Ho ancora il ripetitore sul tetto per avere un segnale internet decente 18 anni dopo la bolla.
Bisogna ovviamente guardare in prospettiva ed allora ci aiuta Enel, la quinta società al mondo nel settore energia elettrica, la seconda in Europa dopo la spagnola Iberdrola, che riempirà l’Italia di colonnine per le auto elettriche quando Fiat offrirà al mercato una scelta che vada oltre la Panda, ma bisogna guardare in prospettiva in borsa, non essere pessimisti. Quindi Enel da comprare, per Fiat aspetterei, ma anche qui con dati in crescita del -80% di auto vendute e aiuti statali, si può ragionare anche in prospettiva. Certo che se Bianchi fosse stata quotata in borsa oggi farebbe da matti con i dati di vendita delle biciclette, non possiamo pensare di tornare alle due ruote in futuro, ma sostanzialmente si poteva posizionare nel settore green & sustainability.
Tralasciano i pessimisti, anche se a ben leggere quanto sopra, del sarcasmo pessiminimalista traspare tra una parola e l’altra, arriviamo ai piccoli traders, di quelli americani tutti lo sanno che l’attività preferita nel periodo del lockdown è stato fare trading e gli italiani?
La tabella che segue riporta gli scambi degli etf fino a maggio, e si nota come quasi il 50% del numero degli scambi sono stati effettuati da trader che comprano e vendono con pezzature inferiori ai 3 mila euro, addirittura il 12,8% con capitali che non superano i 500 euro, a cui bisogna togliere le commissioni, lo spread e la fortuna, per lasciarli in mutande. Ovviamente se i mercati continuano a salire del 2% tutti i giorni, c’è spazio anche per loro e per le commissioni.
Il numero di tradate nei primi cinque mesi dell’anno per i traders con capitali inferiori ai 3 mila euro sono state poco più di 2 milioni, per la felicità di Borsa Italiana e tutti gli emittenti ed in particolare dei Broker, se si pensa che nello stesso periodo dell’anno scorso i volumi delle tradate sono state 780 mila nei primi cinque mesi di quelli compresi sotto il taglio dei 3 mila euro che rappresentavano circa il 37% dei volumi totali.
Certo, i traders ci sono, ci saranno e rappresentano un indotto importante del sistema, sicuramente minoritario rispetto alla finanza ricca, comunque se dividiamo l’Italia per categorie, almeno loro perdono i propri soldi e non li rubano agli altri, c’è di peggio.
Poi, per la legge dei grandi numeri, come nella lotteria, anche se le probabilità sono basse, c’è sempre un vincente e se studi, approfondisci e sei dotato di intuito, controllo del rischio e dei costi, le probabilità aumentano, mentre nella lotteria nessun fattore influisce sulla fortuna.
Per quanto riguarda i governi c’è poco da dire, nel senso che se solo usano le parole sbagliate i mercati fanno -16% in un giorno, vedi Lagarde quando ha detto che lo spread dei paesi periferici non è un problema della Bce e in effetti.
La scorsa settimana i mercati hanno fatto -6% perché Powell non ha tranquillizzato tutti con nuove offerte di moneta, ma dopo tre giorni ha confermato di iniziare a comprare direttamente titoli consigliati dai gestori di Etf perché se la Fed compra lo strumento per sostenerlo, poi il computer deve comprare o vendere il titolo, ma se questo non è liquido … ci pensa la Fed.
Pensare che l’America era il paese della libera concorrenza, dove se non eri capace di fare utili dovevi spostarti come successo a Panam, Enron, Lehman Brothers.
Poi le elezioni, malcontento, disoccupazione, per cui è meglio distrarre tutti con il trading e la ripresa a V dei mercati.
La Bce rischia grosso, ma ha una certezza, se vuole salvarsi deve comprare l’amore per le strade, in Italia, forse controllate dai soliti furbetti del quartiere, mentre in Germania sono organizzati da anni con sistemi di controlli, entrate fiscali e lusso.
In ogni caso, se si andasse al referendum, la vittoria di chi supporta la Bce non è scontata in nessun paese, quindi meglio evitare e continuare a pompare denaro per comprare i consensi.
La linea blu è misura i supporters, e da quando nel 2012 con Draghi la Bce ha iniziato a offrire denaro, sono cresciuti a discapito di tutti gli scettici che invece sono in calo, quindi questa è la strada.
Concludiamo con Joseph A. Scumpeter – Teoria dello sviluppo economico -.
In breve, esistono dei cicli alle innovazioni tecnologiche le quali trasformano il modo di produrre accrescendo la produttività e diminuendo i costi così da abbassare i prezzi dei prodotti finiti e aumentando di conseguenza la domanda. Il vantaggio competitivo delle aziende che hanno introdotto o usufruito della nuova tecnologia si riduce con l’aumentare delle imprese che la applicano, riducendo i profitti delle aziende fino al punto che le imprese incapaci di innovarsi o di contenere i costi sono costrette a scomparire. Inizialmente, la chiusura di queste aziende genera disoccupazione e calo dei consumi, ma al tempo stesso il calo di produzione fa scendere questa al di sotto della domanda e le aziende sopravissute devono assumere per aumentare l’offerta facendo riprendere il ciclo espansivo. In questo senso, gli interventi a salvaguardare le imprese in difficoltà, è contraria alla teoria, ma sorvoliamo con ottimismo.
Sempre Shumpeter (Il processo capitalistico. Cicli economici), conferma l’esistenza di cicli che si ripetono con costanza nel tempo, riprendendo gli studi di:
– 3/4 anni conosciuto come ciclo delle scorte osservato nel 1930 da Kitchin che si racconta rappresenti il metodo utilizzato da Rothshild per creare la sua fortuna a Wall Street;
– 7/11 anni scoperto da Juglar nel 1962 sulla base delle crisi commerciali;
– 50/60 anni, ciclo di Kondratieff che porta il nome del suo scopritore nel 1922.
C’è un quarto ciclo a cui Shumpeter non fa riferimento ed è quello di Kuznets che gli valse il premio Nobel e ha una durata compresa tra i quindici e venticinque anni. Questo ciclo prende in considerazione la vita media delle costruzioni residenziali di circa ventidue anni, e di conseguenza le fasi economiche sono influenzate dai tempi di sostituzione o rinnovo di tali costruzioni.
Ora, in conclusione:
1950/66 – 1966/1982 – 1982/00 – 2000/16 – 2016/2032
La bolla del ’29 è stata causata da quella che allora era considerata la tecnologia come l’energia elettrica, i pneumatici, la radio, i dischi in vinile. Il rialzo degli anni ’60 dagli elettrodomestici, il freon per il congelamento, la fotografia, quello degli anni ’80 e ’90 dalla telefonia, internet, ecc.
Le fasi laterali furono caratterizzate da terrorismo e guerre.
Ora siamo nella fase delle energie rinnovabili, digital tech, green, internet (forever), materie prime con basse risorse, sicurezza, aereospazio, e tante altre, veramente molte e forse è questo che rappresenta il vero propulsore dei prossimi anni, e forse il coronavirus ha accelerato questo processo perché le crisi servono al cambiamento.
Allo stesso tempo, è inutile nascondere che l’economia è drogata dai soldi delle Banche Centrali, ed anche nell’87 le borse impiegarono un anno a tornare sui massimi e non due mesi.
Se fosse scontato l’investimento in borsa sarebbe facile, per questo è sempre bene pianificare gli investimenti e diversificare anche su asset class decorellate, perché nessuno esclude una fase di ciclo inflattivo come pronosticato da Kondratieff con ritorni azionari inferiori alla media, allo stesso tempo nessuno ha ancora ben chiaro quale impatto nel futuro della nostra vita può avere la paura di una nuova pandemia, se mai ce ne sarà un’altra.
Come sempre i mercati si arrampicheranno su un muro di paure, ci saranno occasioni e bufale, storni e riprese, ma forse una nuova era digitalizzata è iniziata, speriamo di non scontrare tutto questo cambiamento troppo in fretta, perchè prima di abbandonare il diesel, fare le vacanze sulla luna e colonizzare marte bisogna mettere a posto i bilanci statali, societari e anche quelli del tabaccaio sotto casa ridando lavoro ai cassa integrati che non stanno vedendo un soldo.