Questi sono i rendimenti del Ciclo Presidenziale degli Stati Uniti (ci potrebbero essere delle differenze di qualche punto percentuale come sempre accade in questi riepiloghi), e coincide forzatamente con il ciclo a 4 anni delle borse, fatela passare senza ulteriori approfondimenti, perché scoprireste che coincide con il secondo anno del mandato fino al 2006 da inizio secolo, con tre eccezioni: 1928, 1986 e 2006. Sappiamo bene cosa successe nell’anno successivo a questi tre anni: 1929, 1987 e 2007. Non è questo il punto, anche perché ora il ciclo a 4 anni è sfasato e deve riprendere la sua armonia, quindi ciccia e torniamo al Presidente.
La scorsa settimana quando Trump ha detto di essere orgoglioso di avere il maggior numero di contagi al mondo, non sono rimasto stupito, come esserlo dopo l’uscita del disinfettante nel sangue, ma ho capito quanto per lui sia importante arrivare primo, essere il numero uno.
Ora in America ci sono le elezioni a settembre: la sua campagna elettorale è basata su due argomenti: economia e immigrazione. L’economia si misura in due modi: disoccupazione e rendimento delle borse, l’immigrazione con il prolungamento del “muro della vergogna”.
Argomentazioni molto sentite dagli americani se si considera che dove oggi c’è Wall Street prima c’era il mercato degli schiavi, d’altronde come hanno insegnato i romani, non si costruisce un impero senza mano d’opera a basso costo.
Il muro stava andando alla grande, si doveva votare per ulteriori 2 miliardi di dollari per superare la muraglia cinese in lunghezza per tutto il confine, purtroppo si è interrotto il sogno di diventare il numero uno, anche perché recentemente il vento ne ha tirato giù una parte in California, ma solo per fare notizia, niente di grave. Il finanziamento per ora è in secondo piano rispetto al corona virus, rimandato al secondo mandato il finanziamento per finire i lavori.
La disoccupazione andava alla grande, fino a febbraio mai stati così pochi i disoccupati per un periodo così lungo senza creare inflazione, ora sono tanti come mai sono stati, ma non si può dare la colpa a Trump, quando è ovvio che l’origine di tutto ha un solo colpevole: la Cina.
Ora gli americani stanno ricevendo assegni per i sussidi con il nome di Trump stampato e quale migliore campagna elettorale in un momento di lockdown.
E le borse? Ho letto, ma non trovo più la fonte, che ogni dieci punti di perdita dello S&P significava un certo numero di voti persi per Trump. Confrontando il mandato di Trump con la media degli altri mandati si deve prendere atto che fino a febbraio stava andando alla grande come evidenziato nel grafico che segue, poi il crollo e nelle ultime settimane la ripresa con un vigore oltre le aspettative considerata l’andamento dell’economia reale. Ora siamo tornati sopra la media mobile a 200 giorni, quindi in trend positivo, anche se con una certa disparità o selettività dicono altri, valutando la media dell’indice con i singoli titoli e settori, ma poco importa.
Trump vuole essere il numero uno per settembre tra tutti i Presidenti, non semplicemente meglio della media, allora vediamo chi deve raggiungere questa estate.
Riuscirà il nostro eroe nell’impresa? Il ciclo Presidenziale del quarto anno potrebbe dargli una mano? Mediamente il picco estivo del quarto anno si ha per fine estate, proprio per le elezioni, in barba al Sell in May and Go Away o “tattica del bagnino” come la chiamo io, che disinveste ad inizio di stagione e reinveste a fine stagione, perché non può pensare alle borse mentre lavora in spiaggia. Magari approfondirò anche questo metodo per eventuali aggiustamenti di portafoglio in termini di rischio/rendimento.
Probabilmente a Trump rimarranno solo il record del migliore primo e terzo anno del ciclo Presidenziale e comunque non è poco. Nel secondo, l’annuncio del rialzo dei tassi ha provocato un ultimo trimestre del 2018 da schifo ed è andato su tutte le furie, ora la Fed lo sta aiutando, e dovrebbe portare a casa un +35% per la fine dell’anno e la vedo difficile, ma come mostrerò la prossima settimana tutto è possibile perché si potrebbe anche intravedere l’ipotesi di una bolla, ma ne parleremo: partecipazione dei piccoli traders, p/e alti e utili futuri che scontano nel breve quello che sarà il cambiamento della nostra vita nei prossimi dieci anni, anche se non avvallo questa prospettiva.
Se verrà rieletto possiamo stare sicuri che la colpa di questa non vittoria borsistica i cinesi la pagheranno cara, per prima cosa perdendo il primato della muraglia più lunga e pazienza se quella americana non si vedrà dalla luna e la seconda con una guerra commerciale senza esclusione di colpi.
Mi dispiace per Bruce Springsteen, ma Trump in questo momento è più americano di lui, soldi e immigrazione è un cocktail vincente, ti ubriacano e ti fanno essere invincibile.
Come diceva Walter Chiari, anche Trump vuole arrivare “uno”.