Spesso il rischio è stimato in maniera errata in finanza, partendo dalla probabilità a favore quando invece dovremmo misurare la potenziale perdita e da questo assunto valutare come eliminarla.
Sicuramente il tempo e la diversificazione sono due antidoti al rischio, ma sono sufficienti?
La perdita massima in termini assoluti ad un anno rispetto ad un investimento a dieci anni è inferiore?
La probabilità di avere un rendimento negativo è maggiore a un anno o a dieci anni?
L’analisi che segue prende in considerazione lo S&P500 dal 1950 al 2015, l’ho fatta anche per l’Eurostoxx, ma il risultato è poco confortante per due motivi consequenziali: la serie storica è troppo corta e gli ultimi venti anni sono stati poco brillanti, sicuramente meglio averla fatta solo sull’indice Dax, in barba alla diversificazione.
Sono convinto che la differenza nel risultato di lungo periodo è data dalla nostra capacità di gestire i momenti difficili e non il buy and hold, in altre parole, la nostra capacità di ribilanciare il portafoglio e se non siamo capaci di questo, meglio affidarsi ad un professionista.
Ora cerchiamo di dimostrare se dimostrabile, che rimanendo investito per un periodo di dieci anni, le probabilità di perdita sono inferiori rispetto ad un investimento più breve a uno, tre o cinque anni, partendo dalla spiegazione del lavoro fatto in exell.
Ipotizziamo di essere un investitore qualunque con nessuna velleità di investire sui minimi, che semplicemente si trova ad andare in banca perché ha della disponibilità sul conto corrente e vuole investirla.
Il nostro investitore, non legge i giornali, non segue i dati macroeconomici e non conosce l’analisi tecnica, ma si affida al suo interlocutore che gli spiega che se non gli servono i soldi nel breve periodo, il miglior investimento è l’azionario perché assicura rendimenti superiori nel tempo rispetto l’investimento obbligazionario. Gli conferma inoltre, che il rendimento medio annuo è dell’8% e che come in agricoltura ci può essere una stagione con la grandine o poca acqua o gelate tardive tanto da rovinare il raccolto, ma non deve preoccuparsi perché recupererà negli anni successivi.
Quali possono essere le aspettative corrette del nostro investitore?
Proviamo a prendere i dati dal 1950 ad oggi, e simuliamo un investimento di un anno in un qualsiasi giorno in cui l’investitore può recarsi in banca. Iniziamo dal 4 gennaio del 1950 fino al 31 dicembre del 2014, tutti i giorni dell’anno, perché tutti i giorni dell’anno un investitore o più di uno sono entrati in banca a fare un investimento azionario.
Data | Performances 1 anno | Si ipotizza l’acquisto per un anno in ognuno dei giorni di borsa aperta |
03/01/1950 | 22,63 | |
04/01/1950 | 23,26 |
Tabella – se si avesse investito il 3 gennaio piuttosto che il 4, il rendimento ad un anno dei due investimenti avrebbe premiato il secondo (+23,66%) con una sovraperformances dello 0,63%. Si potrebbe dire che il secondo investitore è stato più fortunato del primo.
Continuando il nostro calcolo si arriva a considerare tutti i possibili investimenti ad un anno dal 1950 al 2015 e si arriva alla conclusione:
Investimento di un anno | |
Totale clienti | 16349 |
Clienti positivi dopo un anno | 11972 |
Clienti negativi dopo un anno | 4377 |
% investimenti positivi | 73% |
% investimenti negativi | 27% |
Media rendimenti positivi | 8,84 |
Mediana rendimenti positivi | 10 |
Rendimento migliore | 64,89 |
Rendimento peggiore | -48,79 |
Media rendimenti negativi | -11,66 |
Mediana rendimenti negativi | -9,73 |
Calcolo di un investimento per la durata di dieci anni
Ora procediamo a fare la stessa cosa ipotizzando che l’investitore abbia a disposizione dieci anni di tempo, per cui il calcolo prenderà in considerazione tutti gli investimenti possibili che soddisfino tale particolarità.
In questo senso, l’ultima data utile sarà il 31 dicembre 2003, perché la nostra serie storica termina al 31 dicembre 2013.
Investimento di dieci anni | |
Totale giorni | 13830 |
Giorni positivi dopo dieci anni | 12605 |
Giorni negativi dopo dieci anni | 1225 |
% investimenti positivi | 91% |
% investimenti negativi | 9% |
Media rendimenti positivi | 114,76 |
Mediana rendimenti positivi | 112,25 |
Rendimento migliore | 390,45 |
Rendimento peggiore | -46,96 |
Media rendimenti negativi | -14,17 |
Mediana rendimenti negativi | -13,15 |
Per non annoiare con tante tabelle, ma per completezza dell’analisi di seguito il medesimo ragionamento anche per i 2, i 3 e 5 anni di tempo dell’investimento.
Periodo | 1 anno | 2 anni | 3 anni | 5 anni | 10 anni |
Massimo rendimento | 64,89 | 96,73 | 125,27 | 220,97 | 390,45 |
Rendimento medio positivo | 8,84 (73,23%) | 17,78 (80,48%) | 26,88 (82,11%) | 48,50 (80,94%) | 114,76 (91,14%) |
Peggior rendimento | -48,79 | -51,77 | -46,55 | -39,27 | -46,96 |
Rendimento medio negativo | -11,66 (26,77%) | -16,05 (19,52%) | -16,95 (17,89%) | -11,04 (19,06%) | -14,17 (8,86%) |
Tra parentesi la percentuale degli investitori che hanno avuto un rendimento positivo o negativo +/- zero. |
Odio le medie, per questo mi piace farmi i lavori da solo in excel, così capisco la media, ma neanche posso mettere tutte le serie storiche.
In particolare, i flussi di investimento non sono lineari, per cui nelle fasi di euforie sono di più gli investitori che nelle fasi di panico, per cui la media potrebbe e dovrebbe essere rivista in maniera peggiorativa in termini di numero di investitori che perdono.
Comunque dalla tabella si deduce che:
– il rendimento medio annuo beneficia della capitalizzazione composta, in maniera eclatante nel best case e regalando 30 punti percentuali in media nei dieci anni;
– il peggior rendimento in termini assoluti è il medesimo, circa il 48%, ma sono diverse le probabilità di ottenerlo, più alte nel breve periodo piuttosto che nei dieci anni;
– quasi un investitore su tre ha probabilità di perdere ad un anno, la stessa perdita, -14%. l’ha un investitore su dieci nel lungo periodo.
Come può il nostro comportamento migliorare i risultati?
Un indice non può fallire, ma può perdere dai massimi anche per trentanni come il Giappone, o venti come l’Italia o l’Eurostoxx.
Se però compro un indice che perde il 10% o il 30% o il 50% miglioro sensibilmente le probabilità a mio favore, calano le massime perdite ed anche il numero di investitori sfortunati.
Più difficile il comportamento da tenere sui massimi, principalmente perché gli indici si muovono da un massimo ad un nuovo massimo, ma questo lo mostrerò un’altra volta.