È molto semplice, se guadagni paghi perché è considerato reddito di capitale e non è possibile alcuna tipologia di compensazione.
L’aliquota sempre il 26% tranne per la quota investita in titoli di Stato al 12,5%.
In caso di perdita – minusvalenza – è considerata reddito diverso ed è possibile compensarlo con plusvalenze derivanti dalla compravendita di quei strumenti finanziari le cui plusvalenze sono considerate redditi diversi come azioni, obbligazioni, ETC, Certificate e strumenti derivati.
Questo aspetto fiscale rende gli ETF come i Fondi Comuni di Investimento poco efficienti perché ti costringono ad avere anche una posizione aperta in prodotti finanziari più rischiosi come le azioni o obbligazioni singole, o addirittura i certificate o gli ETC che se non li conosci e non hai una buona conoscenza finanziaria sono molto rischiosi, per quanto riguarda gli strumenti derivati ti consiglio di non prenderli neanche in considerazione.
La mia sensazione quando ho letto il testo del decreto 66 del 2014 è stata che il legislatore ha voluto fare una norma a sfavore dei risparmiatori che si trovano nella situazione di dover pagare quando guadagnano e hanno parecchie difficoltà a recuperare eventuali minusvalenze tra cui i costi applicati dall’intermediario.
Infatti, i costi di compravendita sono delle minusvalenze che possono essere recuperati se hai la possibilità di farlo con plusvalenze dei prodotti già elencati più volte, altrimenti anche in questo caso, paghi e basta.