Questa categoria sta avendo una evoluzione ed è un Asset molto interessante, sia per i rendimenti attesi, ma soprattutto per l’aspetto sociale che possono avere nell’economia.
Infatti, la prerogativa dei fondi di Private Equity è quella di investire nell’economia reale e non nei mercati regolamentati, finanziando start up o aziende già avviate, ma che operano in settori con ampie possibilità di sviluppo.
Una possibilità, seppure marginale, è quella di avvicinare il settore con i PIR – Piani di Investimento di Risparmio – anche per l’aspetto fiscale, in quanto offrono la possibilità di non pagare il capital gain dopo 5 anni di investimento, ma è bene sapere che i Pir non sono dei fondi di Private Equity.
Infatti, devono investire solo il 3,5% del portafoglio in questa tipologia di Fondi di Private Equity, sicuramente non una quota interessante, seppure l’obiettivo dei Pir è quello di finanziare società di piccole e medie dimensioni, ma quotate nella Borsa Italiana per almeno il 70% del portafoglio.
I fondi di Private Equity invece, non investono nei mercati regolamentati e questa è la caratteristica che li distingue dai fondi comuni di investimento.
L’investimento nei Fondi di Private Equity richiede un orizzonte temporale lungo, anche perché nella maggioranza dei casi l’investimento ha dei vincoli per cui non sempre è possibile disinvestire nei primi anni.
Inoltre, l’investimento minimo non è mai inferiore ai 25 mila euro (ognuno poi fa la sua politica commerciale), ma in alcuni fondi di Private Equity possono essere richiesti anche importi minimi superiori ai 500 mila euro.
E’ chiaro, che è un investimento per patrimoni importanti e per chi vuole avere la possibilità di essere socio in società che potrebbero essere la Microsoft, o l’Apple o FaceBook del futuro.
I Fondi di Private Equity sono approfonditi nel corso avanzato Risparmio e Investimenti nel modulo – Finanza Straordinaria -.
