La prima cosa da evidenziare sono i costi di spread perché in pochi ne parlano.

Quando compriamo e vendiamo un ETF sul segmento della Borsa Italiana dobbiamo sapere che non è gratis.
Oltre ai costi che sono applicati dal nostro intermediario che variano da banca a banca, sia in acquisto che in vendita, dobbiamo lasciare qualcosa anche a Borsa Italiana, che non è un ente no profit, ma una Spa quotata nella borsa di Londra.

La remunerazione della Borsa Italiana è lo spread che viene applicato tra la differenza tra il prezzo in denaro e quello in lettera (Bid e Ask) nel Book. Questo costo non è presente per i Fondi Comuni di Investimento.

Per quanto riguarda gli ETF che investono nei mercati sviluppati come America o Europa, lo spread è piuttosto basso, poco meno dello 0,10 in acquisto e 0,10 in vendita in media, ma se investiamo nei paesi emergenti lo spread può arrivare anche allo 0,5% per l’America Latina o 0,4% in Asia, ovviamente sia in acquisto che in vendita, per cui diventano 1% e 0,8%, sempre in media tra i vari emittenti.

Per regolamento della Borsa Italiana, gli emittenti di ETF non possono applicare spread superiori al 4%.

Poi bisogna aggiungere i costi della Banca,  che possono essere sicuramente meno cari se si utilizza un home banking e più cari se si passa l’ordine tramite l’ufficio titoli della banca che può applicare anche lo 0,5% per ogni operazione.

Infine, finalmente ci sono le commissioni di gestione, effettivamente meno care di quelle di un Fondo o Sicav perché mediamente un ETF azionario paesi sviluppati è lo 0,4% mentre un ETF paesi emergenti intorno allo 0,7%.

I Fondi e Sicav, non hanno costi di spread, mentre quelli di intermediazione possono essere trattati e quindi anche essere esenti. In questo esempio, la differenza di costi diventa meno evidente e di conseguenza, confrontare ETF e Fondi solo per i costi è un attività poco interessante e molto commerciale. In particolare se poi si aggiunge a tutto questo la parcella del consulente.

Mentre ha più senso se la scelta è basata sull’idea che la gestione passiva è meglio di quella attiva, per cui si compra e si aspetta – cassettista -.

Inoltre, considerando che gli ETF come le azioni, possono essere comprati e venduti durante la giornata di borsa anche più volte, è proprio la nostra operatività che inciderà sui costi totali – intermediazione e spread -. Più volte compro e vendo e più mi costerà l’operatività.

Se l’operatività vuole essere di trading, comprando e vendendo più volte l’anno, i Fondi non sono adatti e quindi è preferibile l’ETF proprio per la caratteristica di essere più facili e immediati da tradare. In questo senso se si vuole fare del Market Timing sono più efficienti, ma si deve sapere che questa operatività è molto cara e bisogna essere molto bravi.

Considerando che la prerogativa della gestione passiva è quella che i mercati non sono battibili dai gestori, possiamo batterli noi?