In genere i Consulenti Autonomi preferiscono gli ETF ai Fondi Comuni di Investimento o Sicav per i minori costi di gestione.

Come già spiegato, spesso questa scelta è motivata da aspetti commerciali, in quanto facendo risparmiare il cliente, proponendo il medesimo portafoglio, ma con strumenti diversi, hanno sicuramente maggiore appeal nel motivare la parcella se fanno risparmiare il cliente.

Questa non vuole essere una critica, ma non confronterei i due prodotti finanziari solo dal punto di vista dei costi, perché stiamo confrontando mele con pere e in secondo luogo, bisogna sempre valutare l’essere caro rispetto a cosa. Questi aspetti sono spiegati meglio nella sezione dedicata agli strumenti fnanziari.

La principale differenza tra un ETF e un Fondo Comune di Investimento o una Sicav è la filosofia di gestione, per cui i consulenti finanziari autonomi sposano la teoria della gestione passiva, mentre chi acquista un fondo o una sicav paga un sovraprezzo sperando che il gestore, insieme al suo team di professionisti, riesca a fare meglio del mercato e quindi dell’ETF e questo ha un costo maggiore – gestione attiva -.

Superato questo primo aspetto, e considerando non sbagliato prediligere la gestione passiva perché meno cara o se vogliamo, non prediligendo di pagare un plus per l’incertezza di battere il mercato, il consulente autonomo non ha conflitti di interesse di alcun tipo perché non può in alcun modo ricevere retrocessioni dai produttori dei prodotti finanziari offerti alla propria clientela.

Sicuramente il futuro è per la consulenza autonoma perché è indipendente e offre minori conflitti di interesse che altre tipologie di consulenza, ma forse in Italia è ancora presto per renderla obbligatoria come in Gran Bretagna, in quanto i risparmiatori italiani non sono pronti a pagare la parcella.

Più facile il primo anno, quando è chiaro il risparmio che si ha nella gestione del portafoglio con prodotti più economici, ma pagare il consulente autonomo l’anno successivo, magari con il portafoglio che ha avuto un rendimento negativo non è facile da far digerire.

Infine, essere Consulente Autonomo per proprio conto, aprendo uno studio da soli è piuttosto oneroso e impegnativo per quanto riguarda essere sempre aggiornati e reattivi ai cambiamenti normativi.

Per questo il consiglio è quello di avvicinare o le associazioni di categoria per ricevere consigli e abbonarsi ai servizi, oppure di essere a tutti gli effetti un Consulente Autonomo di qualche organizzazione come Nafop o un Family Office o uno studio associato.
Qualsiasi cosa pur di non essere soli, magari uno studio associato di consulenti autonomi,  ognuno con caratteristiche diverse e compatibili, ogni soluzione è buona per combattere la solitudine professionale.